Il nuovo ospite della rubrica dedicata ai giocatori che hanno fatto la storia dell’UnipolSai Fortitudo baseball è l’ex lanciatore, e pitching coach, Roberto Radaelli. Il pitcher milanese, nativo di Bollate, approdò sotto le due torri nel 1980 e vestì la maglia fortitudina nelle successive 10 stagioni aiutando il team bolognese a vincere lo scudetto del 1984 e la Coppa Campioni del 1985. Dopo un rientro nella sua città natale per 4 stagioni (dal 1990 al 1993), ‘’Rada’’ è tornato a vestire la casacca bianco blu dal 1994 fino al suo ritiro, trascinando la squadra felsinea alla vittoria della Coppa Italia del 1997 come lanciatore partente della gara decisiva. Chiusa la carriera da giocatore gli venne proposto il ruolo di pitching coach che ricoprì fino al 2019. Se da giocatore riuscì a vincere 3 titoli, da allenatore il palmares fu ben più ricco con 7 titoli italiani, 4 Coppa Campioni, 8 Coppa Italia ed 1 Supercoppa italiana.

Nella tua prima, decennale, esperienza fortitudina avete vinto il campionato del 1984 e la coppa Campioni dell’anno seguente. Pensi che avreste potuto vincere di più o i titoli vinti era il massimo che si potesse ottenere?

‘’Lasciando stare il primo anno in cui ero occupato con il servizio militare, e quindi non valutabile, quella del 1981 era una squadra in via di ricostruzione con tanti giovani. Ai veterani Rinaldi e Luciani vi erano giovani come Matteucci, Landuzzi e Giorgi che si potevano già considerare giocatori di livello ed infine vi erano atleti alla prima esperienza in prima squadra come Messori e Bianchi che sono poi esplosi scrivendo pagine e pagine della storia del baseball italiano. Grazie alla crescita dei giovani ed all’esplosione di Bianchi e Messori siamo riusciti a dare il meglio di noi dall’83 all’85. Dopo la sconfitta nella finale del 1983, con episodi poco sportivi e la pioggia, contro il Rimini, nel 1984 siamo riusciti a riscattarci vincendo il titolo italiano. La stagione seguente, invece, abbiamo vinto la Coppa Campioni. Dopo quei 2 titoli, però, ci è mancato qualcosa e da li, fino al 1989 quando sia io che Bianchi siamo andati a giocare a Milano, si è sciolto quel gruppo che ci aveva permesso di gioire nelle 2 stagioni precedentemente citate. Si poteva, probabilmente, vincere di più ma per diverse problematiche, che non andrò ad elencare per non fare un torto a nessuno, potevamo fare di più, soprattutto a livello italiano. I rammarichi più grande rimangono le sconfitte con Rimini, nella finale per il titolo italiano del 1983, e con Parma, nella finale di Coppa Campioni del 1986, che erano alla nostra portata.’’

 Nella tua seconda esperienza felsinea invece?

‘’Per quanto riguarda la mia seconda esperienza da giocatore bolognese, che è iniziata nel 1994, mi sono trovato in una squadra rinnovata con la regola dell’Under e che, con un capolavoro, raggiunse, al primo anno, i playoff contro ogni pronostico. In semifinale incontrammo il Parma, una delle squadre più forti della storia, e riuscimmo a portarli a gara 7 da cui, però, uscimmo sconfitti. Io lanciai gara 6 a Parma chiudendo con un complete game-shutout che ricordo piacevolmente tuttora. Dalla stagione seguente ed in quelle successive, però, vi fu un vero e proprio declino culminato con la retrocessione in A2. Nel 1997 vincemmo la A2 e contemporaneamente riuscimmo a portarci a casa la Coppa Italia in una finale contro Parma, detentrice del titolo italiano ed europeo, grazie ad una bella prova corale di squadra con me sul monte per 7 riprese ed un gruppo di giovani atleti che riuscì ad avere la meglio sui più blasonati crociati. Da li a 2 anni, data in cui mi sono ritirato, le cose però non migliorarono e mi spinsero verso il ritiro. Ritenendomi una persona dal carattere vincente, non avevo più voglia di giocare e di far parte di una squadra che non meritava di rappresentare Bologna e Fortitudo che erano, invece, nomi altisonanti per quello che avevano fatto nella storia del baseball italiano. Probabilmente avrei potuto giocare ancora un paio di anni ma, gli aspetti negativi che circondavano la squadra di allora mi portarono al ritiro.

Da allenatore hai vinto molteplici titoli, quali ricordi con più emozione? Quale è, invece, il rimpianto più grande?

‘’Grazie alla chiamata di Mauro Mazzotti, che ringrazio ancora oggi, che mi ha voluto come pitching coach della sua Fortitudo è inizia la mia carriera da allenatore. Dopo un paio di anni di assestamento sono arrivati 6 anni straordinari iniziati con il titolo italiano, del 2003, che mancava a Bologna da ben 19 anni. Un grazie va fatto alla società Fortitudo ed allo sponsor dell’epoca, Italeri, che hanno sposato a pieno il nuovo progetto. Negli anni successivi sono arrivati tanti titoli. Quelli più belli sono stati sicuramente il primo titolo da allenatore, 2003, perché riportare il tricolore a Bologna dopo 19 anni è stato qualcosa di magico, il titolo del 2009 con Marco Nanni contro un San Marino veramente forte, il titolo del 2016 con Daniele Frignani che è stato quello della stella e la Coppa Campioni del 2019, davanti al tuo pubblico, dove la società Fortitudo ha dimostrato, con il lavoro dei propri volontari, di poter organizzare un evento a livello professionistico. A proposito del titolo europeo ci tengo, tuttora, a ringraziare il presidente, la società, lo sponsor UnipolSai e tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento perché è stato qualcosa di magnifico. La competizione ci ha visto partire con una sconfitta ma poi siamo riusciti a trovare il giusto ritmo partita che ci ha permesso di avere la meglio sulle 2 compagini olandesi in semifinale e finale, potendo alzare la coppa nel nostro stadio e davanti ad i nostri tifosi. I rimpianti sono tanti, come i campionati del 2007/2008 che ci hanno visto cedere ad un grande San Marino, ma sono stati pareggiati dalle tantissime gioie vissute.’’ 

Quale è stata, secondo te, la formazione bianco blu più forte in cui hai militato e quella, invece, che hai allenato?

‘’La squadra più forte in cui ho giocato, probabilmente, è quella del 1984. Quella allenata, invece, è molto difficile da dire in quanto abbiamo avuto tanti roster di altissimo livello. Probabilmente quella del 2018 è stata la formazione più forte, con un lineup talmente importante che Alessandro Vaglio batteva 8°. Anche quella del 2009 ricordo molto forte con un lineup che riuscì a battere, nella gara decisiva per il titolo, San Marino e Thiago Da Silva con ben 3 fuoricampo realizzati.’’

Quale sarebbe la tua ‘’formazione ideale’’ potendo scegliere tra gli atleti con cui hai giocato, sotto le due torri, e quelli che hai allenato?

‘’Questa è una domanda davvero troppo difficile. In 35/40 anni di baseball è impossibile stilare un roster ideale perché andrei sicuramente ad escludere qualcuno immeritatamente.’’

Nella tua lunga militanza con la casacca bianco blu hai avuto modo di giocare ed allenare grandi campioni. Con chi hai legato di più? Senti ancora qualcuno di loro?

‘’Sento e vedo ancora molte persone. Soprattutto giocatori che ho allenato negli ultimi anni e che ora, a loro volta, sono diventati allenatori. Non faccio nomi in quanto, come per la formazione di cui parlavamo prima, rischierei di dimenticarmi qualcuno facendogli un torto, comunque sono davvero tanti quelli che vedo e sento. Quelli con cui ho legato di più, invece, sono stati Fabio Betto e Mario Brusa. Con Fabio ci vediamo e sentiamo spessissimo oltre ad andare a sciare assieme. Mario, invece, come già detto in altre occasioni, era il compagno di squadra ideale, un grande giocatore, una gran persona, un uomo davvero spettacolare sotto tutti i punti di vista, indimenticabile.’’

Segui ancora l’UnipolSai Fortitudo baseball? Che rapporto hai con il baseball di oggi?

‘’Certo che seguo ancora l’UnipolSai Fortitudo baseball. Negli ultimi 2 anni, nonostante il mio ritiro, sono stato comunque sempre presente al Falchi andando a tirare il batting practice ai ragazzi ogni volta che potevo. Quando entro in campo, ancora oggi, mi corrono i brividi lungo il corpo. Peccato che questa pandemia abbia stroncato uno sport non molto famoso come il nostro ed ora abbiamo ancora meno rilevanza. Appena posso, comunque, vado al campo anche se i campionati andrebbero rivisti in quanto le prime fasi sono inguardabili. Speriamo che la prossima stagione sia meglio, viste le modifiche apportate alla struttura del campionato’’

Manda un saluto ai tifosi della squadra

‘’Ai tifosi dico di rimanere sempre vicini alla squadra. Ci siamo abituati bene con le vittorie degli ultimi anni ma, è inevitabile, arriveranno dei momenti un po’ più bui come la scorsa stagione con il rammarico della Coppa Campioni che era alla portata dei ragazzi. Nonostante ciò continuate ad essere sempre numerosi allo stadio in quanto, nonostante il momento un po’ particolare, si tornerà a vincere e ad avere un baseball qualitativamente migliore.’’

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