A che età hai iniziato a giocare e come ti sei avvicinato a questo sport?
Ho cominciato a 14 anni. Negli anni ’80 a Grosseto il baseball tirava più di qualsiasi altro sport e poi lo praticava già mio fratello maggiore. Ho seguito le sue orme.
Hai sempre giocato esterno? E c’è un ruolo nel quale ti sarebbe piaciuto giocare?
In verità, fino al 2004, ho giocato in terza base. Da quando il Grosseto comprò Carvajal, un autentico fenomeno in quella posizione, mi sono spostato all’esterno sinistro. Dopo Carvajal è arrivato Sgnaolin, anche lui senza dubbio più forte di me in terza. In prima base gioco saltuariamente dal 2008. In generale giocare in terza mi piaceva molto, ma se tornassi indietro andrei subito a giocare all’esterno: non è meno impegnativo ma è senz’altro meno stressante. In generale però mi interessa di più la mia posizione nel line up piuttosto che la mia posizione difensiva.
C’è stata una persona che è stata fondamentale per la tua carriera sportiva?
Sì, Marco Mazzieri. Dal 1995 l’anno del mio debutto fino ad oggi mi è sempre stato a fianco. Mi ha insegnato tutto sul baseball sia dal punto di vista tecnico e mentale. Tutt’ora  è il mio batting coach personale.
Dopo una vincente carriera a Grosseto cosa ti ha spinto a venire a Bologna?
Avevo bisogno di nuovi stimoli, sentivo l’esigenza di rimettermi in gioco. E’ un piacere giocare qui, sono contento della mia scelta.
Quali sono le differenze tra le due città che hai subito notato?
Grosseto è un paesone più che una città, il clima è più familiare. Quando cammini per la strada ti riconoscono, ti additano. Io poi ho giocato lì da sempre. Mi ricordo ad esempio nel 2004, quando vincemmo lo scudetto dopo tanto tempo: la squadra sfilò per vie del centro, la piazza era strapiena e tutti noi passammo tutta la notte a firmare autografi. Qui è diverso, Bologna è una città molto più grande di Grosseto dove altri sport, primo fra tutti il Calcio, dominano le scene.
Eri già stato tentato in passato dalla piazza di Bologna?
Indubbiamente sì ma non c’è mai stata l’occasione e poi ero contrattualmente vincolato alla società di Grosseto. Due anni fa mi sono svincolato dal Grosseto per gestire al meglio la mia carriera. Ho acquistato il mio cartellino direttamente dalla società e mi sono appoggiato al Jolly Roger per poi poter andare in prestito non oneroso dove volessi. Ringrazio ancora i dirigenti del Jolly Roger per avermelo permesso.
Quali sono stati i momenti più belli della tua carriera?
E’ inutile girarci intorno: i trofei vinti. Lo scudetto con il Grosseto del 2004, la Coppa dei Campioni del 2005 e lo scudetto 2007. Quest’ultimo proprio non me lo aspettavo effettivamente il Nettuno in quella finale era più forte del Grosseto.
E quali sono i tuoi obiettivi dopo una carriera così lunga?
Vincere ancora qualcosa di importante con la maglia della Fortitudo. Questa è una squadra che ogni anno compete per il titolo, e che gioca per la Coppa Campioni.
Com’è la tua vita da giocatore “pendolare”?
Vengo  a Bologna il giovedì e mi trattengo fino alla partita di sabato sera. In questi giorni faccio una vera e propria  vita da giocatore professionista dedicata tutta al baseball. Mi è permesso farlo grazie al mio datore di lavoro, il dottor Baldassarri che voglio pubblicamente ringraziare. Quando sono a Grosseto mi alleno da solo con l’aiuto di Mazzieri e Minozzi, che è sempre stato disponibile per me. E’ un’altra di quelle persone che è stata ed è tutt’ora fondamentale per la mia carriera sportiva.
Segui la MLB e per quale squadra tifi?
La seguo ma non assiduamente. Simpatizzo come Lele Frignani per i Mets.
Qual è il tuo film sul baseball preferito?
Bull Durham
C’è un giocatore della Fortitudo che stimi maggiormente?
Claudio Liverziani. Mi auguro che l’anno prossimo decida di tornare a giocare. Sarebbe bello avere l’opportunità di giocare insieme. Lo ammiro tantissimo.
E un giocatore al quale hai sempre voluto assomigliare?
Marco Mazzieri. E da quanto mi si dice ci sono riuscito. Mi dicono che sembro una sua fotocopia.
Dopo tanti anni hai ancora un sogno nel cassetto che riguardi il baseball?
Ne ho ancora uno, anche se penso che adesso, a questo punto della mia carriera, sia ormai irrealizzabile: giocare un anno da professionista anche nelle Leghe sudamericane.

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